Al momento ho impressi due moniti in questa vita:
Ricordati che devi morire
Ricordati che potresti romperti una caviglia
Quest’ultimo aggiunto guardando dal basso, il mio grosso, bianco gesso alla gamba sinistra. Sicuramente la sto facendo tragica, ma che devo fare nel mio tempo senza un piede? Sicuramente cose migliori che struggermi, vero… ma al momento non mi viene niente per la testa di buono. Resto col culo ormai quadrato a sperare che questa immobilità temporanea mi dia il tempo giusto per ordinare tutte la mia vita, almeno nella mia testa. Il tempo di finire un altro libro, il tempo di prendere e chiudere nei cassetti delle mie vecchie abitudini cose che ho lasciato sparse… niente. Nel mio tempo c’è solo il gesso bianco, il pollice sul cellulare e le bestemmie sul me del passato che magari poteva fare pure più attenzione.
Penso a quanto già sarà stagionato, quel piede ormai rinchiuso da giorni. Si son fatte le dita viola? No solo le mie palle quadre.
Sicuramente ci sono cose peggiori, dice mia madre e dice tutta la verità del mondo. Io però non mi son mai sentito meglio pensando che altri erano sotto alle bombe o si beccavano virus non ancora ben identificati. Oggi ho consumato la mia vitalità monogamba, scoprendo che è comunque possibile passare l’aspirapolvere; dopo questo ho divorato la mia giornata sul letto, illudendomi che con un elastico e il cerchietto di gomma della decatlon mi posso tenere in forma. Quanti giorni sono? Quanti giorni mancheranno? Ha senso chiederselo? Il calendario non esiste più per me quando tutto è orizzontale e in fondo alla mia gamba sinistra, che non è nemmeno quella buona, mi ritrovo un gesso bianco.
Lascio un testamento ai futuri portatori di gesso, semmai dovesse servire. Una lista di cose che potrebbe risultare utile:
Non sottovalutare il tuo piede debole, potrebbe mancarti
Bisogna essere sempre ben forniti di cuscini
Tieni uno sgabello vicino alla doccia, fortunato se hai una vasca
Non sottrarti ai piatti sporchi, puoi lavarli
Impara a fare i pistol squat. Ti serviranno per cacare.
Camminare con le stampelle sembra semplice ma non lo è. Ti suderanno un sacco le ascelle.
Varie ed eventuali che aggiungerò nel corso della degenza.

Aggiornamento della prima settimana. Mi operano. Ricovero. Ho scoperto che la più grande preoccupazione di tua madre e degli infermieri appena ti ricoveri è il pigiama. Elemento fondamentale per stare in ospedale. Tutti ti chiedono se hai o devono portarti il pigiama. Mi chiedono se sono diciottenne. Mi lusinga ma purtroppo o per fortuna (chi lo sa?) ne ho trenta. Nell’ospedale tutti gli infermieri hanno la voce potente, dedicata a superare quella dei pazienti. Quella della settantenne col femore rotto che vuole uscire, del familiare che vuole entrare prima dell’orario di visite, in quattro senza mascherina. Poveri infermieri. Si fanno sempre la guerra tra loro e pare che tutti facciano sempre più del dovuto. Fortuna che riesco ad alzarmi con le mie belle stampelle e pisciare nel cesso. Ho fatto un tentativo la notte dopo che mi hanno operato con il pappagallo, davvero pessimo risultato. Un bicchiere di piscio sul letto, l’infermiera mi dice che non c’è niente di cui vergognarsi. Non mi vergogno affatto, mi dispiace solo che loro debbano ripulire tutto e io stare lì a guardare sulla poltrona col mio bel gesso e la gamba alzata. I dottori invece sono sempre senza tempo e di poche parole. Non ho manco capito che mi sono rotto, come me lo sono rotto, che cosa mi mettono dentro la caviglie e se ci resterà per sempre. Se dovessi scegliere con chi passare una serata, tra un dottore e un infermiere, probabilmente sceglierei quest’ultimo. Tipo quello che mi ha aumentato l’autostima un attimo prima dell’operazione dandomi vent’anni e le sembianze di Ceccon. Thomas Ceccon, due metri di cristiano, medaglia d’oro 100 metri dorso a Parigi. Io, Antonio Castiello, un metro e settantacinque scarsi, che si è rotto il malleolo tibiale atterrando da un metro. Mi hanno dato pure del Freddy Mercury, di questo non saprei. Forse il baffo. L’anestesista voleva il mio libro. Glielo manderò con la dedica: Spero che questo romanzo le dia almeno un quarto di piacere della morfina che mi ha somministrato. Gran bella cosa la morfina.
Dovrò stare ancora un mese con il gesso alla gamba, poi mi mancherà? Manco per il cazzo.
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