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La congiura

Immagine del redattore: Antonio CastielloAntonio Castiello

Ernesto Paglia al decimo turno aveva ancora tredici carte in mano. Al terzo +4 di fila, si era chiesto che cazzo ci faceva alle quattro di notte a giocare a Uno in una stanza d’ostello a Siviglia, con un tedesco e tre tizi di Corleto Monforte. La conferenza che avrebbe dovuto seguire alle 9:30 del mattino, sulla differenza tra le zone rurali di Spagna e Italia, era ormai un miraggio. 

Aveva rifiutato per la quinta volta un assaggio di caciocavallo mentre continuava a mangiarsi Winston Blue con la pala. Il tabagismo condiviso e l’assenza di finestre, avevano reso la stanza un bagno turco. Sarà per la mancanza  d’ossigeno, per l’imminente disfatta a Uno o perché magari non si segava da tre giorni, che in Ernesto Paglia si risvegliò il Desiderio Antico. Sfilò dalla tasca il cellulare al 3%, con il contatto in rubrica già premeditato. Natalia, la ragazza ucraina conosciuta tre giorni prima con brillanti promesse di lezioni di italiano. Incapace di elaborare pensieri complessi, Ernesto decise che non era l’ora per fare giri lunghi.

“Ti va se ci vediamo?”

“Si va bene, quando?”

Ernesto pensò di essere vittima di un’allucinazione. Natalia gli aveva risposto dopo tre secondi; come se per tre giorni non avesse fatto altro che aspettarlo. Coincidenze? Santi in paradiso? A Ernesto Paglia poco importava. Ad Uno restava una merda ma per le mani in quel momento aveva gioie più grandi.

“Vediamoci adesso”

“No vediamoci alle 9:00 davanti al Teatro” se per Ernesto la conferenza era un miraggio, l’incontro con Natalia doveva essere una solida realtà. All’ultima Winston, si erano fatte le 5:30 e aveva ancora sette carte. Si fece un paio di conti e constatò che un paio d’ore di sonno gli avrebbero restituito un aspetto quantomeno più umano. Dichiarò forfait e si congedò dalla sua bisca per tornare alla sua solitaria e confortevole stanza d’albergo


Quel giorno Ernesto Paglia si svegliò vittima di una congiura di tutti i suoi dispositivi elettronici. Non gli funzionava più niente. Dovette scendere alla reception per scoprire che si erano fatte le quattro e mezza del pomeriggio. Aveva praticamente sfondato qualsiasi decenza del ritardo. Non aveva modo di rintracciare Natalia. 


Tre giorni dopo, Ernesto era all’aeroporto di Siviglia in attesa del suo volo di ritorno in Italia. Passando per il Gate 13, notò che c’era segnato un un volo per Kiev. Eccolo il destino che regalava al Signor Paglia la sua redenzione. Natalia seduta ad aspettare con la Grammatica italiana per stranieri.


Ernesto decise di fare l’uomo con le palle ed andare a scusarsi con lei.

“Ciao Natalia, scusami…”

“Ti ho aspettato tre ore da sola con una torta e una bottiglia di vino”

“Mi dispiace ma mi si è rotto tutto… non sapevo come scriverti…”

“Era il giorno del mio compleanno”

Ernesto, con la faccia bianca, si guardò il polso sinistro e fece la mossa del Bianconiglio.

“Scusami sono in ritardo” biascicò e andò via.

Ernesto Paglia, in vita sua, non ha mai portato l’orologio al polso.

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