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Bus notturno Salerno-Stoccarda

Immagine del redattore: Antonio CastielloAntonio Castiello

C’è una nuova richiesta di racconti. Non mi viene in mente niente di già pronto e allora cerco parole adatte su vecchi quaderni. Trovo cose scritte tipo:

 

Forse un giorno, magari per qualcuno o per tutti, o proprio per nessuno. Forse mai, magari da vivi oppure dopo morti. Quando tutto sembrerà perso, quando tutto è già scritto o quando s’è felici, quando si piange quando si chiede o quando non si vuole altro. Nel momento del bisogno, nella casa che brucia, in un mare di guai, in una fossa tranquilla o in un fiume in piena. Forse un giorno per chi crede o chi finge, arriverà qualcosa che non sanno ma che aspettavano da tutta la vita.

 

Erano i miei primi vent’anni, quelli che mi sembrano a volte così lontani dai ventotto di oggi. I venti dove non lavoro e dove credo che Flixbus notturni siano mezzi vantaggiosi per spostarsi tra due stati. Quelli dove non ho paura dell’ hangover e non c’è nessun bicchiere d’acqua tra due shot.



Un’arma a doppio taglio. Una roulette russa. Un colpo t’ammazza e uno t’abbraccia. Più o meno a caso, come l’algoritmo che decide se nella traversata Salerno-Stoccarda qualcuno debba sedersi o meno vicino a te. Potresti scavallare con le gambe o restare bloccato in una posizione non adatta a dormire e tantomeno a star seduto. Quasi venti ore. Comunque non c’è niente che si incastri in un racconto tra quei vecchi quaderni.


Uomo che guarda dal finestrino di un treno

 

Se dovessi scrivere un nuovo racconto non scriverei niente. Lascerei solo al lettore, dopo il punto di questa frase, tutto il tempo del mondo per farsi una sola domanda.


Cosa leggi in questa mancanza?

 

 

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