Praga, compagni di viaggio e cavolfiori
C’è qualcosa di profondamente magico dietro l’odore di salsicce speziate messe sulla brace alle nove del mattino, la pinta a due euro e le strade di pietra. Qualcosa che Praga conosce e che insegna. Qualcosa come andare avanti, anche se hai appena pagato cinque euro per un pessimo caffè e un dolce alla cannella.
Il mattino è venuto su in pieno, io sono vagamente sveglio e il mio viaggio è cominciato. La fame di cose nuove ha sempre vinto sulla mia mente senza sonno. Dovrei forse fare cose più salutari ma credo che questo sia il momento di fare e non quello di pagare il conto. Lo lascerò al me sessantenne (spero).

Praga. L’inizio. Il principio. L’alfa. Qui parte la sfida tra treni regionali, bus notturni e quasi quindici chili di zaino. Si, ho decisamente imbarcato troppa roba. Mi accade spesso coi vestiti, i pensieri, le emozione e cose le cose a cui dare importanza. Mi è venuta in mente questa religione dove una volte che la tua mente è totalmente libera e priva di qualsiasi preoccupazione, improvvisamente non si è più nulla. Si scompare. Il corpo si dilegua in non so che dimensione e tutto il resto non ha ragione di esistere. Con tutta la voglia di restare, faccio scorta di pensieri che mi tengano ben occupato in questa realtà.
Lontani da questi pensieri (o più vicini di quanto possa immaginare) ci sono i miei compagni di viaggio. Mescolati per la prima volta in una capitale dell’Europa centrale ma con un clima di Marrakesh. Un misto caldo di spezie georgiane, bosniache, spagnole, polacche, greche, italiane, turche, ungheresi, estoni… sa di buono. È un tipo di zuppa che solitamente mi piace. Comunque quando ti siedi a questa tavola la sfida è capire. Può essere cibo mai provato prima. Magari non sai nemmeno se ciò che butti in pentola può starci bene; ma se c’è qualcosa con un valore pedagogico che i miei genitori mi hanno insegnato è che devi assaggiare per capire cosa ti piace. Così ho capito che i cavolfiori mi fanno schifo. Bolliti, al forno e anche fritti.
Vediamo i miei compagni di viaggio, per ora nessuno è un cavolfiore.
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