Stanno seduti su pallet foderati di una terrazza in mezzo al cielo di Cadice.
Se li cerchi su Google li chiamano locos ed io non so se sono pronto a convivere con loro. Ci devo pensare, vedere altre case e farmi un'idea.
I locos sono spagnoli, tedeschi, italiani, ucraini, marocchini, irlandesi, siberiani, messicani, algerini, turchi... fatti una vuelta del mappamondo, butta l'indice da qualche parte e di sicuro troverai un posto che loro chiamerebbero casa.
Per cena danzano su una stretta striscia di cucina in un gioco di incastri ed equilibri.
Quando hai in mente il tuo piatto bisogna pregare che nessuno ti abbia fottuto gli ingredienti dal tuo angolo di frigo o preso in prestito roba senza preavviso dalla tua taquilla; trovare una pentola pulita e se non ce n'è lavarne una bestemmiando sul fatto che nessuno lo fa mai; trovare un fuoco libero, aspettare, spostarti, fumare il porro, parlare tre lingue diverse, spostarti ancora, assaggiare qualcosa strana, non bruciare tutto, trovare una forchetta pulita (eventualmente lavarne una), trovarti un posto in mezzo a dieci/quindici persone, brindare e lasciare le tue pentole sporche al prossimo stronzo.
In mezzo a tutto questo traffico, tutte le piastre non possono stare contemporaneamente accese. Alla quinta o alla sesta scatta la corrente. Puntualmente qualcuno ci prova e in quel casino di gente che aspetta, che fuma, mangia, beve è anche normale volverse un poco loco.
Quando fuori piove, i tre piani della casa diventano le pareti di una cascata e nel patio i locos si danno da fare con secchi e moci. Uno spettacolo suggestivo che ho il piacere di ammirare in un video di presentazione della casa.
Clausola sottintesa nel contratto d'affitto è la rinuncia ai diritti di privacy. Muri della stessa sostanza dei crackers ti rendono quindi partecipe di una telefonata in arabo alle cinque del mattino durante il Ramadan (fatta ovviamente in vivavoce) o delle nobili gesta notturne di qualche tuo coinquilino (in vivissimavoce).
La mattina il patio diventa una passerella di estranei: il più dei locos verso mezzogiorno è lì a fare colazione e si vedono passare stranieri provenienti da chissà quale stanza che nemmeno alzano la testa per salutare. Adios. Alcuni estranei, soprattutto quelli delle prime volte, fanno fatica a venirne fuori.
Una delle attività preferite dei locos è l'arredamento con la basura. I pezzi più pregiati e ricercati sono gli espositori in cartone lasciati dalle edicole. Dove risiedevano riviste, fumetti e libri, Sagasta ha inserito scarpe, profumi, conchiglie, preservativi... C'è chi si è fatto un divano da un vecchio cuscino raccolto per strada e chi invece ha arricchito l'ingresso con una transenna del Comune di Cadice e l'attrezzatura di un netturbino.
La sera diventa la dogana per gli studenti Erasmus e già che sei una quindicina a cenare è facili il passaggio: porro, cervezita, botellon, un monton de gente hasta la policia. Nessuna abita a Sagasta 22 quando arriva la polizia. Nessuno abita da nessuna parte quando arriva.
Si stanno liberando un bel po' di camere: qualcuno va via, qualcun altro trasloca e a uno di loro chiedo com'è vivere lì.
Dipende da come la prendi... non mi preoccupa ma nemmeno mi rassicura.
Resta qui! Resta qui! mi continua a ripetere una ragazza in terrazza.
Il tipo che mi fa vedere le camere libere è un messicano che ha le mani in pasta in mezza Cadice. Mi fa il favore di lasciarmi dormire in una stanza vuota per una notte.
Piazzato al piano terra, nel pieno centro dell'assenza di privacy. C'è il bagno all'interno ma ci puzza di panni bagnati lasciati da una settimana nella borsa. Non tolgo nulla dalla valigia, nemmeno le coperte. Uso quella lasciata in dotazione da qualche vecchio locos.
Il giorno dopo devo vedere altre case meno affollate, meno sporche, meno locas, meno invasive, meno costose e molto meno arredate di spazzatura.
Ce ne sono tante di stanze per studenti a Cadice ma basta una sola notte per innamorarsi di Sagasta 22.
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